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n. 10: La scelta

Cari amici,

vi riproponiamo, arricchita dalle firme di altri mittenti, la nostra lettera all’Europa del 21 marzo, nella sua versione corretta, con l’aggiunta di un’importante annotazione del canonista prof. Francesco Zanchini, secondo cui uno dei peccati originali dell’Europa è stato la sua separazione dall’Oriente, Vicino e Lontano, e dalle sue culture.

Dobbiamo anche aggiungere che la nuova aggressività dell’Israele di Netanyahu, con la rottura della tregua e la ripresa dell’eccidio, giunto a superare i 50000 morti, di cui quasi un terzo bambini, ha portato allo scoperto un problema gravissimo per tutti.

Com’è noto la ragione addotta da Netanyahu per riprendere l’offensiva contro i Palestinesi a Gaza, come del resto egli aveva promesso ai suoi alleati di governo, che infatti vi sono rientrati, è quella di giungere alla liberazione di tutti gli ostaggi. Ma il capo dello Stato di Israele, Isaac Herzog, ha definito “impensabile” e ha pubblicamente espresso “un profondo turbamento”, per il fatto che una “sacra missione” come quella della liberazione degli ostaggi fosse concepita e condotta in tal modo. Nella tradizione e nella cultura di Israele è “sacro” ciò che è riservato e offerto a Dio e azione sacra è quella fatta in obbedienza a Lui: ciò vuol dire dunque che nell’eccidio in corso a Gaza e nell’obiettivo finale di un’estirpazione della popolazione palestinese da Gaza, ci sarebbe una complicità, e addirittura un comandamento divino; data la notorietà di Israele, la sua connotazione religiosa e la pubblicità della sua guerra, questo vuol dire diffondere a livello planetario una diffamazione di Dio.

L’ambasciatore israeliano a Roma ha reagito all’accorato appello lanciato dal papa dall’ospedale Gemelli, per la cessazione dei bombardamenti israeliani, difendendoli col motivo della liberazione degli ostaggi: la “sacra missione”, appunto.

È particolarmente struggente che nella concomitanza di due eventi, la malattia del papa e la strage di Gaza, si riverberino nel mondo due immagini così contrapposte di Dio. Per noi ciò è ragione di particolare preoccupazione e dolore, nel momento in cui siamo arrivati alla conclusione che, per salvarsi, l’Europa deve, con le fedi perdute, recuperare il cristianesimo, ciò che poi vuol dire aprirsi all’ipotesi – l’ipotesi esclusa dalla modernità – di un Dio coinvolto nella nostra storia. Ma un Dio, non un idolo che distrugge bensì proprio lo stesso Dio della misericordia professato da Ebrei e Cristiani, che anche proprio per ciò sono chiamati a rifondare la loro unità. Problema forse non molto frequentato oggi, ma che non dovrebbe mancare nelle nostre analisi storiche e politiche. E da qui parte il cimento delle scelte da fare, tra le diverse via che ci vengono proposte.

Ecco qui la “Lettera all’Europa” con le firme dei mittenti che vi si sono aggiunte.

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