Chi siamo

“Prima loro” è il contrario della parola d’ordine “Prima noi” che oggi viene avanti con la livrea dei sovranismi, con la sfacciata pretesa del dominio e le lusinghe delle promesse elettorali. È il superamento del ciclo dell’Io della più recente cultura occidentale, è il ravvedimento rispetto all’ “America first”, al “prima l’Italia”, “prima la Nazione”. o addirittura “prima la Padania”. Se “la casa brucia”, come dicono i promotori dei Convegni “Il coraggio della pace” di Firenze, bisogna anzitutto spegnere l’incendio, nei suoi diversi focolai, come fecero a Notre Dame i pompieri di Parigi; ma il rischio, anzi il peccato, sarebbe che, negata ogni eguaglianza, a salvarsi fossero i primi, come avvenne sul Titanic, dove la maggior parte dei 1500 morti fu nella III classe, che aveva i cancelli chiusi verso i ponti superiori. A essere salvati e mandati avanti devono essere pertanto non solo “prima le donne e i bambini”, come è perfino una regola della buona educazione, ma prima gli ultimi. Questo non vuol dire introdurre un classismo alla rovescia né stabilire un privilegio, perché se si salvano gli ultimi si salvano anche i primi, si salvano tutti. E la stessa cosa vale anche per il dopoguerra, che si preannunzia imminente in Europa e che necessariamente deve seguire alla guerra di Gaza. Nel dopoguerra a tutti deve essere assicurata la qualità della vita, a cominciare, per molti (e per tutti i palestinesi) dalla nuda vita. Tutti infatti hanno pari dignità, come si gloria di affermare l’Occidente; “dignità” è la parola che il papa Giovanni XXIII nella sua Enciclica scrisse 31 volte, per fondare sopra di essa la pace sulla Terra, e Mattarella invocò 18 volte nel discorso di insediamento per il suo secondo mandato come Presidente della Repubblica. È per la loro dignità che la Costituzione italiana nel suo art. 3 vuole che la Repubblica rimuova gli ostacoli che impediscono a tutti i cittadini il pieno sviluppo della persona umana e la partecipazione dei lavoratori alla direzione del Paese. La dignità era pure il terzo bene comune che era nel programma politico di “Pace terra e dignità”. Perciò “prima loro” vuol dire oggi prima i bambini, le madri, i Palestinesi vittime del genocidio di Gaza, e vuol dire prima i poveri, prima gli scartati, prima i migranti, prima i profughi, prima i cassintegrati, prima gli alienati, prima gli oppressi, prima i depredati del Congo, prima i Curdi e, naturalmente, prima gli Ebrei che il genocidio sanno bene cos’è e in soprappiù hanno subito lo scempio dell’eccidio di Gaza e degli ostaggi. “Prima loro” vuol dire anche prima gli handicappati, come una volta si chiamavano i disabili, la cui emancipazione in Italia cominciò nella scuola elementare quando in un quartiere degradato di Roma una bambina che sbavava e bofonchiava, Giuliana, fu messa dalle insegnanti non in una classe differenziata, ma al centro di una classe di tutti. E anche il Vangelo dice che saranno le prostitute e i pubblicani a precedere gli altri nel regno dei cieli, e che gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi: e non c’è bisogno del compromesso storico perché tutti lo possano riconoscere come un obiettivo anche politico e sociale. Certo non si può pretendere che l’”Intelligenza Artificiale” faccia questa scelta, ma l’uomo sì.